Il Campanile di San Marco a Venezia

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Il Campanile di San Marco è uno dei simboli di Venezia e meta turistica molto gettonata per la vista panoramica che offre dall’alto. Chiamato dai veneziani El parón de casa (Il padrone di casa), è alto ben 99 m e offre la visuale migliore che ci possa essere sulla città e la sua laguna. Andiamo alla scoperta della sua storia e della sua struttura, e anche di piccole curiosità che rendono questo edificio ancora più suggestivo!

Un po’ di storia

Le origini del Campanile di San Marco risalgono al IX secolo ed inizialmente ebbe la funzione di torre di avvistamento e di faro. La costruzione del primo Campanile venne infatti iniziata nell’888, o secondo altri, nel 911, durante il dogado di Pietro Tribuno su fondamenta di origine romana, poi venne rimaneggiata nel XII secolo, durante il dogado di Domenico Morosini.

In questo periodo il campanile venne modificato prendendo spunto dai campanili di Aquileia e in particolare da quello di San Mercuriale a Forlì. Ai lavori parteciparono numerosi architetti tra cui Nicolò Barattieri, che intervenne nella costruzione del Campanile nel 1180.

Altri rimaneggiamenti furono effettuati nel secolo XIV, ma nel 1489 cadde un fulmine che mandò a fuoco la cella campanaria, che venne ricostruita da Bartolomeo Bon dal 1510 al 1514. Tuttavia, la torre nel frattempo subì altri danni: infatti, un terremoto nel 1511 la danneggiò seriamente e furono necessarie altre opere di consolidamento.

Le opere di restauro videro la riedificazione della cella campanaria, che venne realizzata in marmo, e al disopra di essa venne realizzato un attico per dare maggiore slancio. Sulle facce dell’attico vennero posizionate delle sculture raffiguranti il leone di San Marco e Venezia. Tutto il complesso venne sormontato da una cuspide in bronzo per rendere la torre visibile dal mare.

 

I lavori vennero ultimati il 6 luglio 1513, quando venne collocata la statua dell’Arcangelo Gabriele e il Campanile da allora ha assunto la forma attuale. Successivamente furono eseguiti altri restauri e nel 1653 vennero seguiti da fu Baldassare Longhena, ma altri ancora nel occorsero, soprattutto quando il 13 aprile 1745 un fulmine fece danni seri alla muratura, provocando anche morti a causa della caduta dei detriti.

Nel 1776 il campanile venne finalmente dotato di un parafulmine, mentre si provvide a sostituire la statua dell’angelo con una nuova nel 1822. La statua venne realizzata da Luigi Zandomeneghi.

Il crollo del Campanile

Una data triste da ricordare per i veneziani e che riguarda il Campanile di San Marco è quella del 14 luglio 1902. In quel giorno, attorno alle 10 del mattino, la costruzione crollò improvvisamente e fu una vera tragedia per la città di Venezia, che amava quel campanile e che era anche uno dei più antichi al mondo.

La struttura aveva manifestato degli scricchiolii e anche una grossa crepa, e alcune perizie avevano già permesso di attestare del gravi problemi di stabilità, ma nulla faceva presagire un crollo. Invece il campanile collassò e si piegò su se stesso, e per fortuna non ci furono morti né feriti.

Tra le rovine venne rinvenuta quasi intatta la statua di bronzo di Jacopo Sansovino raffigurante Mercurio con il braccio destro rotto e con quattro dita della mano destra mancanti. Venne anche rinvenuto un frammento di un Calice in Vetro di Murano risalente al 1500, decorato riccamente con smalti policromi raffiguranti motivi allegorici di piante ed animali. Ad oggi questo prezioso calice è custodito nel Museo Vetrario dell’Isola di Murano.

Come simbolo di questo tragico evento le macerie del campanile vennero seppellite nell’Adriatico, a circa 5 miglia dal Lido di Venezia. In mare vennero trasportate con un grosso barcone dal fondo apribile e su uno dei mattoni circondato da rami d’alloro fu incisa la data 14 luglio 1902, la data della tragedia.

Le cronache dell’epoca narrano che a gettare in mare il mattone inciso fu una bambina di nome Gigeta, che salì sul barcone con il funzionario Giacomo Boni. La bambina durante il viaggio di ritorno aveva preso dal cumulo di macerie un pezzetto di mattone del campanile, segno dell’affetto che aveva per la costruzione e di come la tragedia avesse colpito tutto, grandi e piccini.

Ma la città non si perse d’animo e il sindaco, Filippo Grimani, si mise subito all’opera per ricostruire il campanile. Guidati dal motto “com’era e dov’era”, il 25 aprile 1903 venne posta la prima pietra a cura del patriarca Sarto. La costruzione del campanile venne ultimata il 6 marzo 1912 e venne inaugurato il 25 aprile dello stesso anno, in occasione della festa di San Marco.

Il campanile di San Marco era rinato e aveva restituito ai veneziani quel simbolo che sentivano così vicino a loro e che li accompagna ancora oggi come una bandiera, qualcosa che accomuna l’animo di un popolo.

La struttura

Maestoso e imponente, il campanile di San Marco si erge in tutta la sue bellezza in piazza San Marco, proprio di fronte alla basilica. La sua struttura è semplice e si compone infatti di una canna di mattoni scanalata che ha un lato di 12 metri e un’altezza di circa 50 metri.

Sopra di essa si trova la cella campanaria ad archi, sormontata a sua volta da un dado le cui facce raffigurano alternati due leoni andanti e le figure femminili di Venezia. A completare il tutto è la cuspide in rame, che ha la forma di una piramide e sulla cui cima si erge la statua dell’arcangelo Gabriele.

La statua, alta più di cinque metri, brilla con la sua doratura ed è montata su una piattaforma rotante che gira su un perno per indicare ai veneziani la direzione del vento. Ad impreziosire la base della costruzione è la Loggetta del Sansovino, posta dal lato rivolto verso la basilica.

La loggia campanaria è raggiungibile a piedi percorrendo una salita abbastanza lunga oppure ci si può servire di un comodo ascensore a pagamento che porta fino alla cima per godere della vista sulla città e sulla laguna. Da qui Galileo Galilei presentò il cannocchiale e fece vedere al Doge attraverso di esso i pescatori a Chioggia.

Le campane

Il Campanile di San Marco è dotato di cinque campane, ognuna avente un proprio nome legato alla funzione che può essere di inizio o fine della giornata lavorativa. Il concerto di 5 campane venne fuso dal fonditore Canciani di Venezia nel 1820, che mise a punto con quello che restava delle vecchie campane, di cui la maggiore pesa oltre 40 quintali.

Nel crollo del 1902 di questo concerto rimase solamente la campana maggiore, erede della celebre Marangona. Vennero nuovamente rifuse le campane che si erano spezzate nel crollo e dai frammenti delle vecchie campane vennero ottenuti i calchi.

Ricomposti con lo stesso materiale con cui erano state realizzate, le nuove campane vennero donate da papa Pio X. A realizzare il nuovo concerto di cinque campane furono i fonditori Barigozzi di Milano che lo ottennero grazie ad una fonderia appositamente costruita sull’isola di S. Elena.

Ecco i nomi delle cinque campane e le loro funzioni:

  • La Marangona – La campana più grande è la Marangona e quindi venne detta el campanon e viene suonata di primo mattino per avvertire i marangoni, ovvero i falegnami, che a Venezia sono numerosi, quando ha inizio e fine la giornata lavorativa.
  • La Mezana o Nona – Si tratta della campana che suona a mezzogiorno
  • La Mezza Terza o Pregadio – Questa campana aveva la funzione di chiamare i fedeli a raccolta per prendere parte alle funzioni religiose ed annunciava l’inizio delle riunioni del Senato
  • La Trottiera – Questa campana aveva la funzione di chiamare i membri del Maggior Consiglio che così raggiungevano il Palazzo Ducale trottando sulle loro cavalcature
  • La Ringhiera o di Giustizia – Questa campana avvisava che i condannati alla pena capitale stavano per essere portati a morire

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